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Concorso di poesia La vita che si fa: se lo vedi lo puoi scrivere

Ultimo aggiornamento: 02 Gennaio 2012
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:
  • Venerdì 16 dicembre alle ore 21.00 presso il Cine Teatro Italia di Lessona (Biella) si è svolta la premiazione della 5^ edizione del concorso di poesia “La vita che si fa: se lo vedi lo puoi scrivere”.
Risultati

Venerdì 16 dicembre alle ore 21.00 presso il Cine Teatro Italia di Lessona (Biella) si è svolta la premiazione della 5^ edizione del concorso di poesia “La vita che si fa: se lo vedi lo puoi scrivere”. Di seguito i testi premiati.

Sezione aperta a tutti:

  • 1^ classificata Mirella De Cortes – Cagliari con l’opera E’ alzheimer, è mia madre
  • 2^ classificata Ida Cecchi – Barberino del Mugello (FI) con l’opera Il ragazzo che scrive sui muri
  • 3^ classificata Emilia Fragomeni – Genova con l’opera __Mute parole**

Sezione giovani fino a 25 anni:

  • 3^ classificata . Marta De Luca – Roma con l’opera Sperperare amore

Opere vincitrici

Opere vincitrici del Concorso di poesia “La vita che si fa: se lo vedi lo puoi scrivere”


Sezione aperta a tutti


1^ classificata

Mirella De Cortes – Cagliari

E’ alzheimer, è mia madre

Oltre ogni confine
il tuo sguardo mi cerca
smarrito,
sospeso sul niente.
Prigioniera del tempo, anima assente,
fai dei tuoi silenzi una barriera
e vivi di storie dimenticate.
Scosto i miei pensieri
seduta accanto al tuo cuore,
con te accompagno i ricordi
come petali sfioriti che galleggiano
malinconici
nel vuoto.
A volte domandi il mio nome
e nell’umido abbraccio della tua emozione,
è la nostra distanza
che si fa poesia.

Lasciati prendere per mano,
ora sei mia madre e mia figlia,
come fossi la mia bambola ti pettino,
ti vesto col tuo filo di perle,
ti parlo di me, ti canto una canzone, ti sorrido.
Ti guardo.
A volte
sento una lacrima che scivola…
non è pena, mamma, no.
E’ un grazie.
Per l’amore che mi hai insegnato.



p=. 2^ classificata

Ida Cecchi – Barberino del Mugello (FI)

Il ragazzo che scrive sui muri

Il ragazzo che scrive sui muri
uscito dal riparo d’un portone
poggia il silenzio ai lati della strada
e accade che si trovi riflesso in una vetrina
mentre trascina la sua ombra.
E’ orfano di sogni e di canzoni
e alleva fiati brevi d’illusioni
per lucidare gli specchi della notte.
Nessuno lo chiama dalla piazza
– il postino s’è allontanato
Portando via tutte le lettere e il prete
è scomparso, col suo vangelo cristallino –.
Nessuno fa caso al piglio
carico d’ansia e insicurezza nel domani
né all’anima che si danna
cercando di spezzare barriere.
Anche oggi che c’è aria d’aprile
ad annunciare giornate illuminate
e all’angolo un barbone a capo nudo
si chiede se l’inverno è ormai finito
il ragazzo che scrive sui muri
vaga su grumi di sgomento.
La sua fede è scivolata sulle stringhe
e volteggiano pesanti i fotogrammi
dei giorni che verranno.
Forse quell’angelo lassù sul cornicione
potrebbe scacciare le sue paure
e mutare quel dolore quasi in memoria
senza più vuoto fra le mani
senza ferite ad offuscare i pensieri.
Ma ogni cosa sembra incrinata
e lui sta lì ad appendere agli angoli del cuore
un docile lembo di bagliore
tutte le volte che nell’oscurità scrive sui muri.


3^ classificata

Emilia Fragomeni – Genova
bq. Mute parole**

Nella mia terra, piagata dal dolore,
ignora ormai il tempo la speranza.
Ma nei sentieri azzurri del mare
vaga risuona ancora l’eco gioiosa
degli antichi peani. Una sottile
nostalgia, soffusa, avvolge allora
l’anima confusa, va oltre la storia,
oltre le cose, oltre il presente,
a interrogare la voce del tempo.
Solo pallide immagini trattiene
– quasi a luci spente – colori sopiti,
pensieri affastellati, penombre
silenziose. Lembi di trascorse
meraviglie tra pagine sfogliate,
strappate dal vento, le ultime forse,
nella corsa spietata del tempo.
Eppure molte canzoni udimmo
lungo gli anni, danze di viti e ulivi
attorcigliati ai fossi in crepuscoli
foschi di burrasca, crepitanti di
suoni penetranti. Si rincorrevano
fra noi molte parole, che sigillammo
in antri di paure. Mute parole
che volevamo urlare e germogliare
sussurri di perdono, capaci di
innalzarsi sino al cielo. Bisbigli
dolci come succo d’uva a dissetare
gole bruciate da secca arsura.
E lastricammo i muri ed i sentieri
di sogni di gratuita speranza, che
tentavano il buio oltre le sbarre.
Ebbri di vento e di febbrile attesa,
cercammo solo ingannevoli delizie.
E scuotemmo nell’aria, rassegnati,
ali di silenzi increspati, tra pieghe
di grida spezzate. Guardavamo
la vita dietro cieche panchine,
distesi su rovi intricati di spine.
Non una parola, una parola sola
ad aprire solchi tra i filari feriti,
immersi nel sangue di sogni avvizziti,
e a schiudere il volo a nuovi aquiloni,
stringendoci forti ai nodi dei fili.
E fu l’addio all’onda di gerani
e di ginestre, alle corse innocenti
fra le vigne, alle orme che amavamo
tanto a disegnare la nostra debolezza.

Ora non è rimastro che l’odore acre
di salmastro nel muro d’ombra
che non dicemmo al mondo e
il pianto di papaveri recisi ad
inchinarsi a uno stremato cielo.


Sezione giovani fino a 25 anni


3^ classificata

Marta De Luca – Roma

Sperperare amore

Non aprire gli occhi.
Continua a dormire.
È assurda la tua
perfezione.
Ti adoro,
E come un mercante
che spreca la sua
vita
cercando solamente
oro,
così io ho sprecato
parte del tempo,
a desiderarti.
Ma so vivere anche,
senza ricchezza.


Risultati di tutte le edizioni del concorso:
Concorso di poesia La vita che si fa: se lo vedi lo puoi scrivere 
Concorso di poesia “La vita che si fa: se lo vedi lo puoi scrivere” 
 
 
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