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Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2014
XIX Edizione

Ultimo aggiornamento: 04 Dicembre 2015
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:
  • Aggiornamento del 03-12-2014: La Giuria rende noti i risultati.
  • Online l’antologia della sezione Poesia in spedizione dall’11-05-2015 al 12-05-2015 – Inviata in data 06-03-2015 la bozza dell’antologia. Spedita in data 29-10-2014 la lettera di ammissione all’antologia del premio su cui saranno inserite le opere di poesia migliori selezionate dalla Giuria del Premio.
  • La premiazione si è svolta sabato 31 gennaio 2015 alle ore 17:00 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale Assessorato alla Cultura. Online le fotografie
Risultati


La Giuria della XIX Edizione del Premio di Poesia Città di Melegnano 2014, patrocinato dal Comune di Melegnano Assessorato alla Cultura, e presieduta da Benedetto di Pietro, per la poesia e Alessandra Crabbia, per la narrativa, rende noti i risultati:


Sezione Poesia:

  • Opera 1^ classificata: «Al capolinea dei sogni» di Sergio Baldeschi, Montecerboli (Pisa).
    Questa la motivazione della Giuria: «“Fermati figlia / non avere fretta di crescere”: sono versi che un padre dedica alla propria figlia che al compimento del diciottesimo anno di età si sente già donna matura. Il poeta Sergio Badeschi si spende nell’ammonire la giovane affinché non abbandoni l’adolescenza, lasciando i sogni e l’ingenuità, per sostituirla con la certezza adulta che ancora non ha, perché “in fondo la vita / è la semplice somma di tante piccole dolcezze”. I suggerimenti educativi ammoniscono che non serve darsi certezze di vita vissuta perché “esistono mille ritratti di Dorian Gray / ma nessuno che mostri / come veramente sei.” Allora vale la pena mettere in conto che ogni esperienza ha un suo corso e che la conclusione è uguale per tutti: “il capolinea dei sogni”. Una bella poesia di argomento pedagogico». Benedetto Di Pietro
    Vince Targa Città di Melegnano – Pubblicazione di un Libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 100 copie all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori, sull’Antologia del Premio e sul sito Internet del Club degli autori – Attestato di merito.
  • Opera 2^ classificata: «Il mimo di Crikvenica» Fabrizio Bregoli, Cornate d’Adda (Mb).
    Questa la motivazione della Giuria: «La visione dei mimi che spesso troviamo nei centri delle città è lo spunto che permette al poeta Fabrizio Bregoli di proporci questa poesia. Vista con gli occhi del mimo, la maschera e l’immobilità lo obbligano a estraniare la mente da ciò che gli gira attorno. Così, quasi sdoppiando se stesso, ripercorre con la mente sentieri, spiagge e altri momenti di vita vissuta. L’ultima parte della lirica svela il momento in cui il mimo depone il travestimento per andare via di fretta, ma ci lascia un messaggio di ciò che farà domani, quando individuo sconosciuto indosserà la maschera di turista qualunque. C’è una contrapposizione tra maschere comportamentali: quella di mimo voluta liberamente e quella pirandelliana che invece è obbligato a portare nei rapporti con la società e che ognuno di noi porta nel teatro della vita». Benedetto Di Pietro
    Vince Pubblicazione di un Libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 50 copie all’Autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori, sull’Antologia del Premio e sul sito Internet del Club degli autori – Attestato di merito.
  • Opera 3^ classificata: «Ti osservo» di Biagio Barbero, Fossano (Cuneo).
    Questa la motivazione della Giuria: «La storia di un amore difficilmente può essere dimenticata. I momenti che ci hanno arrecato gioia e serenità debbono servire par farci accettare anche il dolore che la vita ci riserva. Il poeta Biagio Barbero si sofferma sul fatto che l’amore nasce dal dolore e che da giovani possiamo anche superare con una certa facilità. Diversa è la situazione quando si è avanti con gli anni, definiti dal poeta con la metafora dell’inverno che avanza e che riporta alla mente eventi dolorosi, ma accettati e superati. Emerge il messaggio che anche nella vecchiaia bisogna avere un comportamento di speranza nel futuro e il ricordo della giovinezza servirà per la sua accettazione». Benedetto Di Pietro
    Vince Pubblicazione di un Quaderno di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 50 copie all’Autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori, sull’Antologia del Premio e sul sito Internet del Club degli autori – Attestato di merito.
  • Opera 4^ classificata: «La mia casa» di Liliana Paisa, Fabriano (Ancona).
    Questa la motivazione della Giuria: «Con una visione di architettura, moderna la poetessa Liliana Paisa immagina di stravolgere i canoni costruttivi della sua casa. Ha le finestre sotto il livello della campagna in modo da vedere la parte nascosta del terreno. È fornita di pareti mobili e gira attorno ad un fulcro costituito dai dipinti appesi alle pareti. Ha le porte di vetro chiuse che non permettono ai sogni di entrare. Ovviamente, questa strana casa è costituita dal corpo fisico e l’autrice ci informa così di sentirsi stranamente diversa e di avere una visione onirica della vita. D’altra parte, non è una novità: “la vita è sogno!” scriveva Calderòn de La Barca (1635)». Benedetto Di Pietro
  • Opera 5^ classificata: «Dormivi» di Isolina Merighi, Cremona.
    Questa la motivazione della Giuria: «Sappiamo che l’amore di mamma è grande. La poetessa Isolina Merighi in questa poesia ci pone davanti al problema della simbiosi madre-figlia. La contemplazione della bambina che dorme e sorride diventa per la madre momento di gioia ed apprensione; vorrebbe entrare nella testa della figlia, se fosse possibile, e vivere la stessa esperienza onirica di questa. Ma c’è un altro aspetto che spesso turba ogni madre quando vede il proprio bambino dormire: il sonno è parente della morte, come dice un antico broccardo, così diventa motivo di tristezza e necessità di risveglio. Quindi è logica la conclusione della lirica “svegliati che io possa così / tenerti per me” sottraendoti a quel sonno che mi preoccupa». Benedetto Di Pietro
  • Opera 6^ classificata: «L’artista» di Pietro Lafiandra, Lambrugo (Como).
    Questa la motivazione della Giuria: «Il poeta Lafiandra inizia questa poesia con le parole pronunciate da Gesù morente sulla croce: “Padre, Padre, perché mi hai abbandonato!” In opposizione a tali parole, l’artista si ribella “Non ora / né mai”, ma sa di dover pagare la sua scelta. E lo dichiara “La nascita artistica / genera / autodistruzione”. L’artista è consapevole di essere spesso abbandonato dagli amici e da chi gli sta attorno; è questa la sua pena; ma lui sa bene che è il prezzo della sua libertà creativa e che non deve seguire l’onda del momento. Egli è alla ricerca continua di mezzi espressivi, che deve dosare con sapienza, per avere un risultato armonico e questa sua ricerca lo porta alla meditazione e alla sofferenza, in breve: all’isolamento e all’abbandono da parte degli altri. È il prezzo che tocca pagare a chi cerca la libertà di pensiero». Benedetto Di Pietro
  • Opera 7^ classificata: «Di ben altra linfa» di Giuseppe Terranova, Muggiò (Monza e Brianza).
    Questa la motivazione della Giuria: «Con questa poesia, Giuseppe Terranova ci riporta agli anni Sessanta del secolo scorso, visto in contrapposizione col periodo attuale. Allora la natura aveva le stagioni abbastanza lineari, oggi le piante producono “fiori d’utopia”; ovviamente ci troviamo di fronte ad una metafora sulla vita. In quegli anni i giovani sognavano un mondo nuovo, cercavano di abbattere i simboli della tradizione e aspiravano a divenire importanti. Portavano con sé le poesie di Lee Masters (Antologia di Spoon River) e cantavano le canzoni di Bob Dylan contro la guerra. Poi, le idee di libertà propugnate dai figli dei fiori sono svanite e ci si è trovati irreggimentati negli schemi dello Stato, con le sue leggi e le sue imposizioni. I sogni della giovinezza sono diversi dalla realtà, anche se con il rimpianto di quel tempo». Benedetto Di Pietro
  • Opera 8^ classificata: «Il cuore del mare» di Dario Marelli, Seregno (Monza e Brianza).
    Questa la motivazione della Giuria: «Il mare è sempre fonte d’ispirazione: con la sua immensità e con le sue manifestazioni di quiete o di tempesta. In questa lirica il poeta Dario Marelli si affida al mare, ora con atteggiamento di sfida, ora con intendimento di abbandono tra le sue onde. Il mare sembra invitarlo a rilassarsi tra le sue braccia equoree e il poeta lo segue. Così può notare il respiro del mare che è armonia e origine di vita. L’elemento acqua diventa culla e pace, perché in essa l’uomo trova l’ambiente in cui ha fatto i primi movimenti nel seno materno». Benedetto Di Pietro
  • Opera 9^ classificata: «Senza titolo» di Nicolò Mazza, Reggio Calabria.
    Questa la motivazione della Giuria: «In questo quadretto il poeta Nicolò Mazza ci presenta un ambiente marino, probabilmente in una notte estiva, con visibilità del cielo stellato, cui fa da contraltare il faro che proietta il suo fascio di luce intermittente. La presenza di una conchiglia sulla spiaggia è vista come un’assenza, in quanto soltanto esoscheletro, ma ha ancora qualche funzione in quanto il vento riesce ad utilizzarla per emettere dei suoni. Cambia semplicemente di stato, portando con sé il segno del mare e delle tempeste. La riflessione del poeta ritorna alla notte come momento in cui la necessità poetica l’assale “prima che l’alba si dilati al cuore / e torni a cantare le sue rime”, prima che arrivi il giorno e il vento delle preoccupazioni dell’esistere cominci a soffiare». Benedetto Di Pietro
  • Opera 10^ classificata: «L’irrequieto vagare dello sguardo» di Fabiano Braccini, Milano.
    Questa la motivazione della Giuria: «Il poeta Fabiano Bracini ci descrive un “viaggio” veloce fatto dallo sguardo. Prima si sofferma sopra un cipresso solitario all’orizzonte, poi passa attraverso le colline e si ferma sopra un bianco paesino situato sulle pendici. Prosegue sopra un campanile e sembra voler leggere l’ora segnata dalla meridiana. Lo sguardo continua il suo viaggio concentrandosi sopra un casolare in cui si notano i segni del tempo e dell’abbandono. Segue un’occhiata alle nubi del cielo e alle foglie che il vento strappa dagli alberi. Sappiamo che la vista è uno dei sensi del corpo umano e quindi dietro il viaggio effettuato dallo sguardo sta l’uomo con la sue necessità di esplorazione e di rimembranza». Benedetto Di Pietro


Dal 4° al 10° classificato vincono: Attestato di merito – Pubblicazione della poesia sulla rivista Il Club degli autori, sull’Antologia del Premio con assegnazione di due copie del volume e sul sito Internet del Club degli autori


Sezione Narrativa:

  • Opera 1^ classificata: «Sophie» di Martina Pastori, Rho (Milano).
    Questa la motivazione della Giuria: «Sophie è una bambina nell’eterno presente della sua diversità. Non conosce il male, è pura come la neve che un giorno la sorprende come un miracolo, nella clinica in cui vive.
    Sophie non conosce il passato e il futuro: vive un infinito presente, frastornato da vecchie immagini belliche incomprensibili, da voci che non riconosce, da un’identità che si è sciolta nel pozzo oscuro del silenzio.
    Sua compagna e talismano contro l’asperità della paura, è una vecchia bambola lacera come la sua memoria, che solo ricorda una guerra.
    Sophie non sa cosa la faccia navigare nel deserto della sua testa: è solo consapevole di mancare di qualcosa, e di non comprendere nulla di ciò che intorno le accade, a parte la bambina dai capelli fulvi che le appare nei sogni, ma a cui non sa dare un nome.
    Tra gli orrori della vecchia psichiatria c’è sempre stata la compulsione a classificare, denominare, massificare le sindromi di una mente alterata: la parola che finalmente la cataloga è “schizofrenia”, e a lungo lei se la ripete, come in una formula magica, per aggrapparsi a un universo che le sfugge ogni giorno di più.
    Nella visita di un’estranea non riuscirà a riconoscere la figlia, la bambina ormai invecchiata dei suoi sogni.
    Credendosi bambina, Sophie è rimasta nel medesimo mondo della sua bambola di pezza, e solo nei frammenti di un crudele specchio rotto, vedrà la sua vera immagine decrepita, con orrore e sgomento.
    Perché i pazzi siamo anche noi, che non vogliamo vedere la realtà, ci suggerisce chi scrive questo mirabile racconto.
    Perché siamo noi che abbiamo paura di tutto ciò che ci invecchia, ci altera, ci confonde, ci isola, ci fa impazzire.
    La sacralità della follia era presente presso molte popolazioni indo- americane: essi intuivano che i folli vivevano in universi alternativi, e li chiamavano “colpiti dalla luce di dio”.
    In questa società la follia è classificata, nascosta, stigmatizzata, curata chimicamente, ma accedere nei suoi regni è impossibile: il suo mistero è come la morte, senza alcun appello».
    Alessandra Crabbia
    Vince Targa Città di Melegnano – Pubblicazione di un Libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione gratuita di 100 copie all’autore – Pubblicazione dell’opera premiata sulla rivista Il Club degli autori, sull’Antologia del Premio e sul sito Internet del Club degli autori – Attestato di merito.
  • Opera 2^ classificata: «Un aprile ho incontrato mio figlio» di A. Valeria Giovannini, Padergnone (Trento).
    Questa la motivazione della Giuria: «Quest’opera si può ben definire un trattato poetico, scarno e sincero sulla maternità.
    Con linguaggio scevro da sentimentalismi, ma ricco di reali ed empiriche dissertazioni, una madre adottiva narra la paziente odissea di un’adozione estera, contemplando anche la legge junghiana di simultaneità, insita nei sogni precognitivi, e nella morte del padre.
    La sua sofferta maternità, si esprime dapprima assistendo il padre morente, un padre che solo nella sua malattia mortale le si rivela accessibile all’amore, un padre che torna bambino avvicinandosi alla fine.
    Poi nell’attesa del miracolo dell’arrivo del suo bimbo nepalese, sperimenta un altro tipo di maternità.
    L’autrice ci insegna che essere madre è un lavoro interiore di crescita, che ha in sé i suoi drammi e le sue cadute.
    La carnalità dell’amore materno si dispiega soltanto quando il figlio è pronto: è necessario conquistare con pazienza infinita la fiducia dei propri figli, e non demordere mai dinanzi al rifiuto iniziale.
    Ogni graduale conquista affettiva è qui sussurrata da un dialogo intimistico ininterrotto della madre, che conquista lentamente la consapevolezza dell’unicità estrema del suo rapporto con il figlio.
    Commovente e vivido, questo brano è un elogio alla forza delle donne e alla loro capacità di amare».
    Alessandra Crabbia
  • Opera 3^ classificata: «Ai cipressi» di Paolo Villa, Merate (Lecco). Questa la motivazione della Giuria: «È stato ampiamente dimostrato che quasi sempre la genialità indiscussa nasce da uno squilibrio delle funzionalità del cervello, che amplifica alcune potenzialità a scapito di altre.
    L’autismo, termine mai usato dall’autrice, è ciò che segna la protagonista, chiusa nel suo mondo di numeri e classificazioni, come in una torre d’avorio protettiva.
    L’esterno che la rassicura è sempre candido, perché il bianco è il colore della certezza indiscutibile.
    La genialità nascosta della donna si esprime nell’infanzia enumerando tutti gli oggetti visti, e contando segretamente ogni aspetto della realtà.
    Ciò la isola, ma i rapporti sociali non sono lo scopo della sua vita, la sua vita sono i numeri, la matematica, le stelle.
    La precarietà della sua mente è supportata dalla madre, che però le fa intuire che non si può estrarre una radice quadrata della sofferenza, e che non esiste nessun algoritmo o equazione che plachi e spieghi il dolore e la morte.
    Ne fa esperienza con la morte del padre, perché non riesce a quantificare o riportare alla logica l’evento, ma la sua rinascita sarà nella laurea precoce in astrofisica e nell’invito all’università di Princeton, sede dei geni matematici.
    È noto che la matematica vuol rispondere a ogni quesito universale, anche il più improbabile e folle.
    Ed è questo il vasto territorio della protagonista, consapevole delle sue difficoltà quotidiane, ma certa di essere vittoriosa in una lotta senza fine tra la terra e il cielo, tra il suo candore e le lontane stelle che ogni notte la illuminano con i loro numeri mancanti».
    Alessandra Crabbia
  • Opera 4^ classificata: «Un fiore per Kylie» di Ottavio D’Alessio Grassi, Cinisello Balsamo Mi.
    Questa la motivazione della Giuria: «Tien è un allevatore di orsi asiatico, che mantiene la famiglia prelevando la bile ai suoi animali in gabbia.
    La bile è per lui quel liquido prezioso, tanto richiesto dai turisti per le sue proprietà curative.
    Che questo sia vero o falso, Tien non sa, come non sa che i suoi orsi sono creature senzienti: gli animali sono “botti” che gli garantiscono un guadagno onesto.
    Un brusco risveglio lo attende, quando andando in città, vede un programma televisivo nel quale si denuncia la crudeltà del suo lavoro e la sofferenza degli animali, costretti fino alla morte a soffrire pene indicibili in condizioni terrificanti.
    Tien, quasi in un salto quantico, comprende d’improvviso la ferocia del suo mestiere, e tra vergogna e rimpianto, consegna i suoi orsi agli animalisti che proteggono tale specie, al punto di sentire il cuore spezzarsi alla notizia della morte di Kylie, un’orsa a cui lui mai aveva dato nome, e di gettar un fiore nella sua gabbia ormai vuota per sempre.
    Il racconto si snoda con poche semplici e toccanti riflessioni sull’inconsapevolezza.
    Come in una catarsi il risveglio di Tien lo porta a una resurrezione interiore che gli fa comprendere che ogni creatura ha diritto alla felicità e all’affetto, alle cure e alla salute.
    Questa è l’improvvisa metamorfosi della sua intera vita, che si riscatta con un solo gesto primo: un fiore per Kylie».
    Alessandra Crabbia
  • Opera 5^ classificata: «L’ultima cena» di Raimondo Preti, Sant’Ansano – Vinci (Firenze).
    Questa la motivazione della Giuria: «Aaron è un giudeo, gestore di una locanda in cui si svolgerà l’ultima cena del Cristo.
    L’uomo, che ha un piglio guascone e popolano, assisterà alla sacralità della cena con l’occhio smaliziato dell’oste alle prese con la cucina, le bevande e soprattutto il suo personale guadagno.
    Con precise e minuziose descrizioni del personaggio ieratico del Cristo, di San Giovanni mingherlino, di Giuda Iscariota ribelle e politicante, delle conversazioni evangeliche per lui incomprensibili, dei gesti di Gesù che sconfinano per lui nella follia, Aaron riflette l’ignoranza popolare che sempre travisa il sacro e lo osserva con stupore misto a diffidenza.
    Aaron ipotizza che il messaggio di Gesù sia un segreto accordo politico, e la cena con i discepoli una congiura contro il potere istituito, ma non si raccapezza sul senso mistico che pervade la sala.
    Prosaico e istintivo Aaron, godrà dell’abbraccio del Cristo, ma nessuno gli pagherà il conto della cena.
    Il comico confronto tra sacro e profano ricorda Aristofane e le sue commedie, che hanno sempre esilarato le platee».
    Alessandra Crabbia
  • Opera 6^ classificata: «L’isola delle pietre angolari» di Giuseppe Marra, Asti.
    Questa la motivazione della Giuria: «In un lontano futuro fantascientifico, Mahiba, capitano di vascello, traghetta tutti gli uomini malati, imperfetti o diversi, su un’isola, perché i suoi contemporanei non accettano il peso di queste vite fallite.
    Ma nella sua ultima traversata si accorge che una nuova società è nata da tali esseri, un ideale contesto umano che ha radici nel recupero di tutto ciò che è imperfetto e nel suo sviluppo umanitario.
    L’ecologia e la ricerca sono alla base di questa società di vinti, che hanno riscoperto la vita attraverso i valori più profondi di cooperazione e altruismo.
    Chi prende decisioni è il sindaco Zero, il più umile e sofferto degli abitanti, perché, dice l’autore, solo chi ha patito ha rispetto per la dignità dell’altro.
    Mahiba si accorgerà di esser stato scartato a sua volta, ed entrerà con gioia nella nuova comunità.
    Questo racconto ha un particolare fervore nel denunciare tutti i temi dell’odierna società afflitta da mille ingiustizie e soprusi, e nell’ offrire nuove speranze a coloro che si sentono esclusi e sconfitti.
    L’autore riporta la frase dell’apostolo Matteo: “Gesù disse loro: non avete mai letto nelle scritture che la pietra che i costruttori hanno scartata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri?”
    Anche il più profano cantore Fabrizio De Andrè, canta: “…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…”».
    Alessandra Crabbia
  • Opera 7^ classificata: «Finestra color arancio» di Donatella Quintavalla, Parma.
    Questa la motivazione della Giuria: «L’incomunicabilità e il timore di affrontare la vita autentica, sono alla base di questa novella, nella quale un uomo e una donna si notano nella folla, si sognano e si desiderano, ma non riescono a compiere il passo della conoscenza tanto desiderata e tanto paventata.
    Nella loro solitudine vivono nella fantasia un romanzo d’amore ed erotismo, ma il coraggio di uscire da tale surrogato non subentra, e come in un incantesimo malato, l’immaginazione sostituisce la realtà.
    Il racconto si snoda veloce, scandendo i momenti, le pause, i pensieri dei due personaggi, sempre vicini l’uno all’altro, ma sempre lontani anni luce.
    La finestra con le tende arancioni della donna, è una promessa di amore che forse mai si realizzerà.
    O forse sì?
    Nessuno può dirlo.
    Quel che resta è solo l’amaro seme della solitudine». Alessandra Crabbia
  • Opera 8^ classificata: «Nessun espulso» di Giuseppe Sorrentino, Napoli.
    Questa la motivazione della Giuria: «Un giovane giocatore di calcio, allenandosi presso un manicomio, impara traumaticamente a comprendere l’enigma tanto stigmatizzato della follia.
    Attraverso la visione dell’isolamento dei pazzi, e della loro reclusione forzata, ne coglie la triste umanità e le vicissitudini.
    D’improvviso, il bambino che è in lui, cede il passo a un adulto consapevole, che non considera più importante la sua carriera sportiva, ma riconosce nello studio della psichiatria la sua vera vocazione, a dispetto delle sue paure e dei condizionamenti educazionali.
    È come se il suo stesso destino gli apparisse dinanzi quegli infermi e lo incoraggiasse ad aiutarli.
    Diventerà psichiatra, e farà giocare a pallone i suoi malati, curando però di non lasciar fuori nessuno: nessuno escluso.
    Anche in questo racconto la diversità diviene un miracolo da scoprire, da sostenere e proteggere». Alessandra Crabbia
  • Opera 9^ classificata: «Il fremito in un respiro» di Giulia Daverio, Castellanza (Varese).
    Questa la motivazione della Giuria: «Nessuno esce indenne dall’amore, sembra dirci questo frizzante e commovente racconto.
    La protagonista, una donna moderna e in carriera, vive il lutto del tradimento e della fine di un amore.
    È un amore malato, come lei confessa, un sentimento che l’altro non rispetta.
    L’inadeguatezza del suo corpo androgino è condannata dall’uomo, e così ogni slancio della donna, che beve per anestetizzare il dolore.
    In una lenta caduta all’inferno, la ragazza sperimenta tutte le crudeli ripercussioni dell’alcolismo, con i suoi nascondimenti, la vergogna, i terribili risvegli post- sbornia, il caos della casa e il disordine morale.
    Il solo ricordo del suo lui, le ripropone di continuo la stessa straziante angoscia, la medesima voglia di ottenebrarsi.
    Solo la vista quasi feroce dello spuntar dei fiori piantati insieme a lui, le indica un altro percorso, un sentiero di vita e rinascita.
    Quei boccioli di tulipano sono autentici, vividi, e fremono per il timore della sua ira.
    D’improvviso la forza dell’amore per se stessa riemerge, e con essa, una speranza appena nata».
    Alessandra Crabbia
  • Opera 10^ classificata: «La casa al sole» di Fabio Pasian, Trieste.
    Questa la motivazione della Giuria: «Tino è storpio, è un diverso, e la sua infermità gli evita la guerra per inabilità.
    Povero e sempre vissuto in misere condizioni, ciò che desidera avidamente è una casa in collina, che lui fissa quotidianamente, con una smania di possesso che persino il prete a cui si confessa condanna.
    Quella casa è il simbolo del suo riscatto, possibile risarcimento di una vita agra, ma non è sua, né lo sarà mai.
    Quando questo sogno potrebbe realizzarsi, il prezzo da pagare è troppo alto: implicherebbe la denuncia e la morte dei suoi coetanei partigiani, e dello stesso padrone di quella casa tanto agognata.
    È forse questa la vera dinamica dell’eroismo: quella pulsione interiore a restare integro, innocente, protettivo nei confronti dei perseguitati.
    Dino sarà fucilato, fissando con grande pace il sogno della sua intera esistenza: la casa.
    Commovente e profondo, questo racconto esplora i recessi più oscuri dell’animo umano, illuminando Tino come simbolo di fierezza e coraggio». Alessandra Crabbia


Dal 2° al 10° classificato vincono: Attestato di merito – Pubblicazione del racconto in Volume Antologico dei racconti vincitori della sezione Narrativa, edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 5 copie gratuite a ciascun Autore – Pubblicazione del racconto su Internet www.club.it


Opere Segnalate dalla Giuria con attestato di merito:

  • «Il mio amico Enrico» di Luisa Bolleri, Empoli FI.
    Questa la motivazione della Giuria: «L’amicizia di due ragazzi durante la persecuzione anti- semita, ripropone tutti gli orrori dei rastrellamenti, dei campi di sterminio, dell’arianesimo e della fede assurda nella fisiognomica.
    Il protagonista non rivedrà mai più l’amico ebreo d’infanzia, e nella vecchiaia si chiederà amaramente se sia sopravissuto, e se anche lui ricordi la loro amicizia così intensa e spavalda.
    Enrico sarà un rimpianto accorato senza alcuna risposta».
    Alessandra Crabbia
  • «Mareggiata fuori stagione» di Andrea Polini, Livorno.
    Questa la motivazione della Giuria: «Scarna riflessione di un uomo bello, edonista, un’adorabile canaglia, che per egoismo e vizi perde tutto, amore, denaro e dignità, inseguendo sogni di grandezza e gloria, tralasciando i valori e la realtà morale.
    Ormai vecchio, solo, malato di cancro, e privo di ogni attrattiva, pur essendo prossimo alla morte, sogna ancora di poter riavere l’amore di una donna del passato, in un’illusione tardiva e senza speranza.
    Sullo sfondo furoreggia un mare in tempesta, che dà all’uomo la dimensione onirica di un accorato perdente, un illuso istrione ormai al termine della sua ambigua esistenza».
    Alessandra Crabbia
  • «Margherita» di Paride Pecoretti, Vigasio (Veerona).
    Questa la motivazione della Giuria: «La sindrome bipolare, patologia psichiatrica che alterna esaltazione a torpore e violenza, affligge Michele, il marito di Margherita.
    La vita della donna è segnata da solitudine, silenzi e percosse.
    Solo il gatto Oscar è il dolce confidente dei suoi dolori.
    Ma la coscienza della malattia del suo amato, riporta la donna sempre al perdono.
    La sua maternità si estende al compagno.
    La speranza è sempre l’ultima a morire».
    Alessandra Crabbia
  • «Oro rosso» di Roberta Pianta, Magenta MI.
    Questa la motivazione della Giuria: «L’oro rosso del Ghana è la coltivazione dei pomodori, che diventano la ricchezza del povero Anwar e della sua famiglia.
    Tutto è gestito dalla madre, che lentamente riesce a dare una vita dignitosa al figlio.
    Ma la crisi del mercato li riporterà alla miseria e Answar dovrà emigrare in Italia, per commerciare quei pomodori ormai scomparsi dalle pianure desolate del Ghana.
    Il problema della dignità degli immigrati e le loro storie drammatiche è descritto con scoramento e tristezza».
    Alessandra Crabbia
  • «Rapina» di Lisa Del Gobbo, Povoleto (Udine).
    Questa la motivazione della Giuria: «Una gang di ricchi ragazzi viziati, dopo piccoli furti vuol festeggiare la laurea con un gesto eclatante: una rapina in banca.
    L’impresa, sanguinosa, pulp, senza alcun senso, finirà in tragedia.
    I protagonisti sono descritti con grande incisività, nella loro debosciata violenza, nella loro sociopatica mancanza di codice morale.
    Come in una regia occulta, lo scrittore non dà giudizi.
    Come il grande Lizzani, fotografa la scena come in un film in bianco e nero».
    Alessandra Crabbia


La premiazione si terrà sabato 31 gennaio 2015 alle ore 17:00 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale Assessorato alla Cultura. Gli Autori premiati riceveranno comunicazione a mezzo lettera.


L'Albo d'Oro:
Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2023 XXVIII Edizione
Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2022 XXVII Edizione
Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2021 XXVI Edizione
Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2020 XXV Edizione
Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2019 XXIV Edizione
Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2018 XXIII Edizione
Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2017 XXII Edizione
Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2016 XXI Edizione
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